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Filippo Facci e lo stato di diritto
di Piero Ricca

Filippo Facci

 

Il Giornale, quotidiano fondato da Indro Montanelli e diretto da Maurizio Belpietro, di proprietà del fratello dello scadente presidente del Consiglio, ha tra i suoi polemisti di punta il signor Filippo Facci. Ecco come questo limpido garantista e liberale, il 30 gennaio 2005, ha espresso, nel forum del sito macchianera.net, il suo equilibrato giudizio sulla vicenda del fermo abusivo, preventivo e ad personam da me subito il giorno precedente, in occasione di un dibattito pubblico, al palazzo delle Stelline di Milano, nel quale il Puffone avrebbe commemorato Craxi.

"Ma vai a fare in culo, Pietro Ricca, tiratore di treppiedi in sedicesima: un cretino è un cretino, imperversa diametralmente, non ha bisogno di un particolare contesto che lo giustifichi: è eterno, immortale, non è sempre il prodotto di un clima particolare, anzi, stavolta parrebbe davvero il contrario: non che un muratore mantovano abbia cavalcato un odio montante nel Paese, ma che alcuni odiatori politici siano stati disposti a cavalcare persino lui - un cretino - pur di giustificare se stessi: strumentalizzare persino un minus habens che desse loro rappresentatività politica e parimenti la desse a quel livore che spesso è solamente il loro, quel malanimo esistenziale che da undici anni rifiuta che Berlusconi in questo Paese sia stato voluto e acclamato e votato. Non mancano neppure a destra gli apocalittici che paventano colpi di Stato e si rivolgono al Quirinale per colpa di un cretino: ma è la sinistra dell'odio professionale ad aver fatto di un cretino un emblema, a dire "logico che qualcuno non ne possa più" e quindi a scrivere che il muratore era "Uno dei tanti" come da titolo dell'Unità, come a dire che i cavalletti non si tirano ma volerlo fare è perfettamente comprensibile, è giusto, è normale: e la colpa è di chi il cavalletto se l'è preso in testa. I cattivi maestri s'inventano e intravedono un allievo laddove c'è un cretino la cui esistenza fattuale ha bisogno magari di quel genere di giornalismo che in altra occasione trasformò un balordo che aveva gridato "buffone! in un corsivista de l'Unità, ha bisogno della pochezza professionale di chi da qualche tempo va riscoprendo che nei bar e nei bassifondi della scala sociale e mentale si cela gente che gioca a briscola, bestemmia contro i politici (tutti, in genere) e che insomma non le manda a dire, caspita: c'è il maremoto, nevica, governo ladro. Ma vai a fare in culo, Pietro Ricca, poveraccio, anzi buffone in cerca di vanagloria. Vai a lavorare, vai a fare opposizione seria che ce n'è bisogno".

E qualche ora dopo, nel medesimo forum…

"Sentite, scherzi a parte: Pietro Ricca è un povero demente con dei precedenti relativi a suoi disordini di ordine pubblico, e sappiamo quali. Ciò posto, se intervenisse a un comizio di Berlusconi in Piazza Duomo, e la Polizia lo allontanasse, io scriverei un articolo in sua difesa e se non me lo pubblicassero entrerei in clandestinità. Ma non val la pena di enunciare principi ragionali per casi particolari: al convegno di sabato era invitata la cittadinanza ma al tempo stesso era un convegno privato, e le persone sgradite potevano essere allontanate, ciò che è avvenuto. Pietro Ricca è uno che va in giro a rompere i coglioni e far casino. Personalmente se organizzassi un convegno e mi vedessi entrare Pietro Ricca chiederei di scaraventarlo fuori a calci nel culo. Quindi, con tutti gli stronzetti che ci sono in girto, soprattutto in An, vi consiglio di dedicare le vostre battaglie civili a temi e persone più meritevoli e neurologicamente meno interessanti".

Commenti? Sorvolando sulla qualità della prosa, ne basta e avanza uno.

"Veramente la scoperta che c'è un'Italia berlusconiana mi colpisce molto: è la peggiore delle Italie che io ho mai visto, e dire che di Italie brutte nella mia lunga vita ne ho viste moltissime. L'Italia della marcia su Roma, becera e violenta, animata però forse anche da belle speranze. L'Italia del 25 luglio, l'Italia dell'8 settembre, e anche l'Italia di piazzale Loreto, animata dalla voglia di vendetta. Però la volgarità, la bassezza di questa Italia qui non l'avevo vista né sentita mai. Il berlusconismo è veramente la feccia che risale il pozzo".

Indro Montanelli (intervista a La Repubblica, 26 marzo 2001)