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Peter Gomez
Marco Travaglio


E continuavano a chiamarlo impunità

Ma è proprio vero che è stato sempre assolto? Come sono finiti i processi a Berlusconi & C.

Questo libro è per i cittadini che vogliono conoscere la vera storia dei casi Sme-Ariosto, Mondadori, Imi-Sir e degli altri processi a Silvio Berlusconi, Cesare Previti & C. Dopo i cinque anni dell'Operazione Impunità Duratura, a base di leggi vergogna e vergognosissime prescrizioni, gli autori fanno il punto della situazione giudiziaria del Cavaliere e dei suoi compiici. E vediamo come sono finiti i dibattimenti e le inchieste, ma soprattutto quali reati sono stati accertati.

In edicola con l'Unità e in Libreria per Editori Riuniti

 

Mani Pulite, continuavano a chiamarlo "impunità"
l'Unità

Marco Travaglio, Peter Gomez


Domani, in corrispondenza con l´anniversario dell´inizio di Mani Pulite, sarà in edicola con l´Unità (a euro 7,50 più il prezzo del giornale) E continuavano a chiamarlo Impunità di Peter Gomez Marco Travaglio, «storia delle toghe sporche e degli altri processi a Berlusconi». È il primo volume della collana «Le chiavi del tempo».

Questo è un libro che non dovrebbe esistere. Un libro che, in un paese normale, nessuno penserebbe mai di scrivere perché la televisione e i giornali avrebbero già raccontato tutto a tutti, in presa diretta. Pensiamo all´inchiesta su Bill Clinton negli Stati Uniti: e si trattava di una presunta falsa testimonianza su un´avventura extraconiugale.

Pensiamo allo scandalo Kohl in Germania: e si trattava di fondi neri «soltanto» conosciuti, nemmeno maneggiati personalmente, dal fondatore della nuova Germania unita. Massima copertura su tutte le televisioni. Figurarsi se il capo del governo di quei paesi avesse dovuto rispondere di corruzione in atti giudiziari: cioè di aver pagato giudici per comprare sentenze e portare via due colossi imprenditoriali a un concorrente. Manca la controprova di quel che sarebbe accaduto. Ma soltanto perché non s´è mai visto al mondo un personaggio gravato da simili accuse che abbia soltanto lontanamente pensato di candidarsi alla guida del suo paese.

Sappiamo invece quel che è accaduto, quel che accade in Italia. Dal 1996 sappiamo che dai conti esteri di alcuni avvocati di Silvio Berlusconi sono partiti bonifici per svariati miliardi diretti ai conti esteri di alcuni giudici romani che a vario titolo si occupavano di cause a cui erano interessati Berlusconi e quegli avvocati. E cioè: Cesare Previti, parlamentare da quattro legislature ed ex ministro della Difesa (grazie al presidente Scalfaro, che nel 1994 gli impedì di diventare ministro della Giustizia mentre faceva rientrare clandestinamente miliardi dalla Svizzera, a mezzo di «spalloni»), attualmente detenuto agli arresti domiciliari in seguito a una condanna definitiva con interdizione perpetua dai pubblici uffici, ma ancora allegramente in Parlamento grazie all´ignavia dell´Unione; Attilio Pacifico e Giovanni Acampora. Abbiamo sentito questi signori urlare per anni al complotto, al colpo di Stato, alla guerra civile. Li abbiamo visti escogitare le versioni più fantasiose per quelle fortune accumulate all´estero in barba alla legge, al fisco, agli italiani che pagano le tasse. Li abbiamo ascoltati smentirsi, correggersi, inventare racconti sempre più inverosimili a mano a mano che quelli precedenti si infrangevano contro i documenti bancari. Li abbiamo osservati mentre approvavano leggi vergogna alla velocità della luce per guadagnarsi l´impunità: eliminando le prove a loro carico giunte per rogatoria dall´estero; allontanando i pm che indagavano su di loro e i giudici che li processavano; infangando i testimoni che li accusavano; cancellando i reati di cui erano imputati; dimezzando per legge i termini di prescrizione; abrogando l´appello dei pm contro le attenuanti generiche generosamente concesse (per sette volte, nel caso di Berlusconi) dai giudici per non doverli condannare; silenziando quel poco di libera informazione che ancora si occupava di questi fatti.

Eppure persino questo paese, soltanto tredici anni fa, un minimo d´informazione, anche televisiva, la possedeva. I primi processi di Tangentopoli venivano trasmessi in diretta dalla Rai del pentapartito, del Caf. Il processo Cusani andò in onda integralmente su Rai1, ogni mattina: telecronista il direttore del Tg1, che non era Che Guevara, ma Bruno Vespa. Idem per i telegiornali Fininvest: a dirigerli Berlusconi non aveva chiamato due no-global, ma due craxiani di provata fede, Enrico Mentana (memorabile la sua prefazione alle videocassette antologiche sul processo Enimont, gentile omaggio per i lettori di Epoca) ed Emilio Fede (indimenticabili i suoi duetti con Paolo Brosio collegato giorno e notte dalla postazione volante davanti al palazzo di giustizia di Milano). Eppure Tg4 e Tg5 non fecero mancare una sola notizia, un solo avviso di garanzia, un solo arresto, un solo verbale (almeno finché non ci andò di mezzo il loro signore e padrone).

Così si fa nelle democrazie quando politici, governanti, imprenditori, personaggi potenti e famosi finiscono sotto processo. Si informa l´opinione pubblica, senza tacerle nulla. E così è avvenuto, anche in Italia, persino in Italia, finché non è finito sotto inchiesta e sotto processo il ras dell´informazione: il cavalier Silvio Berlusconi. Da allora, black out. (...) E nel 2002 anche quei due o tre villaggi di Asterix furono espugnati: via Biagi, via Santoro, via Luttazzi, via la Guzzanti. Silenzio stampa per cinque anni (per non parlare dell´attuale limbo, dell´attuale berlusconismo senza Berlusconi). Tant´è che sempre più spesso accade di sentire qualcuno che domanda, sincero: «Processo a Berlusconi? Perché, c´è un processo a Berlusconi? Ma non l´avevano assolto da tutto?». (...)

Per questo abbiamo deciso di pubblicare questo compendio (che aggiorna due libri usciti a nostra firma nel 2002-2003, Bravi ragazzi e Lo chiamavano Impunità ), per questo l´abbiamo intitolato così. Non per «demonizzare»: per informare. Chiusa questa prefazione, il lettore non troverà più un solo commento, un solo aggettivo: soltanto documenti, perché ciascuno possa farsi un´idea dei due processi - Sme-Ariosto e Imi-Sir/Mondadori - che si sono celebrati per dieci anni da Milano alla Cassazione, fra mille polemiche e zero notizie in televisione. Due processi che vedevano imputato l´ex presidente del Consiglio e attuale capo dell´opposizione (poi uscito per il rotto della cuffia della prescrizione sia dal processo Sme sia dal processo Mondadori), un deputato, tre avvocati, quattro ex magistrati e qualche loro amico e sodale. Processi giunti a conclusione soltanto grazie a una pattuglia di giudici, pubblici ministeri e testimoni (soprattutto uno: Stefania Ariosto) con la schiena diritta, che non si sono lasciati intimidire dalle minacce né irretire dalle lusinghe di questi vergognosissimi anni. Processi che ci restituiscono lo spaccato peggiore della nostra peggiore classe dirigente: magistrati, imprenditori, avvocati, giuristi, professori universitari, politici che accumulano fortune all´estero violando la legge, frodano il fisco per miliardi e miliardi, trafficano fra di loro per neutralizzare la Giustizia uguale per tutti, per cancellare di fatto la Costituzione. E poi mentono, mentono per la gola, inscenano pianti greci, inventano le scuse più inverosimili senza mai un´ombra di vergogna né di senso del ridicolo.

I loro interrogatori sembrano gag di Totò e Peppino De Filippo, roba da pretura di Roccacannuccia. (...) E poi Berlusconi, con le sue tragicomiche «dichiarazioni spontanee» al processo Sme, a pochi giorni dall´approvazione del lodo Maccanico-Schifani, ovviamente incostituzionale, altrimenti detto Operazione Impunità Duratura: 80 bugie in 115 minuti di sproloquio-soliloquio dinanzi ai giudici silenti e attoniti, per confondere i contorni e i ruoli del caso Sme e trasformare addirittura i magistrati, la parte lesa (Carlo De Benedetti) e due testimoni (Romano Prodi e Stefania Ariosto) in imputati virtuali, gli imputati veri in testimoni e parti lese. A parte le menzogne, in quelle due ore scarse di monologo (qui riportato nella sua gran parte, a imperitura memoria), il sedicente «imprenditore che si è fatto da sé», il presunto alfiere del libero mercato e della libera concorrenza, riesce comunque a confessare di essere intervenuto nel 1985 per sabotare un libero accordo fra due gruppi industriali, Iri e Buitoni, per ordine di un politico, il presidente del Consiglio Bettino Craxi, e a mandare a monte la prima privatizzazione della storia d´Italia. (...)

Mentre gli eccellentissimi imputati si esibivano in tribunale, le telecamere Rai e Mediaset riprendevano tutto. Ma Rai e Mediaset non hanno mai trasmesso più di dieci secondi di quelle immagini. Mai uno speciale, mai un talk show, mai un quarto d´ora di televisione, in un panorama mediatico che non trascura nemmeno i processi per il più remoto infanticidio, ci ha mostrato il premier e i suoi sodali mentre dicevano ai giudici cose che noi umani non potevamo nemmeno immaginare. Eppure quelle scene, soltanto per la loro spettacolarità, avrebbero riscosso un´audience altissima, anche a prescindere da quelle trascurabili inezie che sono il dovere di informare e il diritto dei cittadini a essere informati. Valori che sopravvivono soltanto al di là della frontiera di Chiasso. Infatti, di questi processi, si sono occupati i principali network e giornali stranieri, con grande scandalo di Berlusconi e dei suoi house organ . Intanto noi, in Italia, eravamo ridotti ai libri, alle conferenze, alle piazze, ai teatri, ai blog. Alla tradizione orale.

Ecco: questo libro si rivolge a chi vuole conoscere la vera storia degli scandali Sme, Mondadori e Imi-Sir e continuare a vivere in un paese dove la giustizia sia uguale per tutti. Raccogliendo e confrontando le versioni di tutti i protagonisti (De Benedetti, Berlusconi, Prodi, Amato, Ariosto e così via) e soprattutto le sentenze del Tribunale di Milano, della Corte d´appello ambrosiana e della Cassazione, E continuavano a chiamarlo Impunità aiuta a sapere e a capire. dopodiché ciascuno si farà l´opinione che preferisce. Ma, almeno, sarà un´opinione informata. In tal senso, questo è un piccolo manuale di autodifesa democratica.

Pubblicato il: 16.02.07