Marco Travaglio non era un giornalista molto famoso. Era giovane,
molto bravo, puntuale nelle sue inchieste. Era di destra, lavorava
al Giornale di Montanelli e ogni tanto scriveva qualche libro
di successo come lo Stupidario del calcio (raccolta di sciocchezze
dette dai giocatori e dai giornalisti sportivi) che vendette
50 mila copie o il Manuale del perfetto impunito (raccolta di
dichiarazioni di inquisiti di Mani pulite) che arrivò a 25 mila
copie. I suoi articoli e le sue inchieste gli causavano frequenti
querele da parte degli amici e dei parenti di Berlusconi. Cesare
Previti, per esempio, otteneva una condanna a pagare un'ottantina
di milioni (oggi tutti i mesi dallo stipendio di Travaglio,
tre milioni al mese, viene effettuata una trattenuta di 600
mila lire che finisce sul conto corrente miliardario dell'avvocato
preferito di Berlusconi). Poi Marco Travaglio, insieme a Elio
Veltri, ha scritto "L'odore dei soldi" raccogliendo alcuni documenti,
giudiziari e non, sulle fortune dell'attuale presidente del
consiglio. E' andato a parlarne in televisione da Luttazzi ed
è successo il finimondo. In pochi mesi ha venduto 350 mila copie,
tiratura molto rara in Italia. Qualche settimana fa è uscito
un secondo libro, "La repubblica delle banane", scritto insieme
a Peter Gomez. Ed è di nuovo nella classifica dei libri più
venduti. Ripeterà il successo del precedente? "Lo escluderei",
spiega Marco Travaglio che oggi pomeriggio parlerà della sua
avventura alle 17,30 al Centro Congressi di Lavarone. "Il nuovo
libro parla dei casi di corruzione che hanno interessato sia
la destra che la sinistra. E' matematicamente impossibile finire
in televisione di nuovo".
Travaglio, com'è cambiata la tua vita dopo queste 350 mila
copie?
Ho dovuto smettere di lavorare per un mese. Ho fatto 50 presentazioni.
Anche tre al giorno. Una al mattino, una al pomeriggio e una
alla sera. In tutta Italia. Le uniche regioni dove non ci hanno
invitati sono la Sardegna e il Friuli.
Hai avuto minacce?
Per fortuna no, a parte le solite lettere anonime di insulti.
L'unica minaccia sono le otto cause che mi hanno fatto Berlusconi
e i suoi amici. Un totale di una sessantina di miliardi di danni
richiesti.
Altri cambiamenti?
Mi riconoscono per strada. Mi fa piacere. Ma siccome sono timido
diventa anche imbarazzante.
Paura?
No. Forse dovrei fare bene ad averne. Ma finora ha prevalso
l'incoscienza e non ho preso nessuna precauzione nemmeno quando
la Digos mi ha chiamato per chiedermi se avevo dei segnali di
pericolo.
E' la prima causa che ti fa Berlusconi?
Lui direttamnente si. Me ne hanno fatte suo fratello, Dell'Utri,
Previti, i suoi cari. Stavolta me l'ha fatta lui personalmente
chiedendomi 20 miliardi.
Di chi è il merito di questo successo?
Di Luttazzi che è stato coraggioso.
Gli hai fatto regalo?
Un grande mazzo di fiori. Sul bigliettino ho scritto: "All'ex
conduttore di una trasmissione televisiva". Facile profezia.
Lui è l'unica vera vittima di questa storia.
Tu credevi in un successo simile?
Mai. Pensavo a 10-15 mila copie.
Contestazioni che non ti saresti aspettato?
Quelle dei dalemiani. Ma non mi hanno sorpreso più di tanto,
perché conosco il loro modo di pensare. Sono comunisti: quando
il capo ha deciso per cinque anni che Berlusconi andava bene,
anche loro si sono convinti che Berlusconi andava bene.
Tu politicamente che cosa sei?
Non lo so. Ho lavorato otto anni con Montanelli e credevo di
essere di destra nel senso che la destra era Montanelli. Quando
ho visto la destra all'opera ho deciso che non potevo essere
di destra. Di sinistra non lo ero prima e non posso esserlo
adesso visto che la sinistra ha spianato la strada a Berlusconi.
Non sono più niente. In un paese normale voterei per i conservatori.
Ma la destra di Montanelli era già minoritaria prima. Senza
di lui è praticamente in estinzione.
Alle ultime elezioni?
Ho votato contro Berlusconi. Per l'Ulivo e per Di Pietro.
Quale destra ti piacerebbe?
Non mi dispiacerebbe Chirac, per certi versi un po' di Tatcher,
ma non tutta, un pezzo di Reagan. Di Kohl mi è piaciuta la dignità
che ha messo quando è stato coinvolto nello scandalo. Mi piacerebbe
una destra all'Einaudi.
In Italia c'è qualcuno che potrebbe incarnare questa destra?
Oggi no.
Alla stessa domanda Federico Orlando mi ha risposto Scalfari?
Destra? Scalfari? No, no. Scalfari è una signora sinistra.
Si offenderebbe se qualcuno lo definisse di destra, anche buona.
Come sono stati accolti i tuoi libri dalla stampa?
Entrambi i libri non sono stati praticamente recensiti. "L'odore
dei soldi" è stato recensito dagli unici due giornali che non
potevano non farlo perché sono amici miei, la Repubblica che
mi da uno stipendio e l'Espresso al quale collaboro. E nessun
altro. Poi il Manifesto. Stessa cosa per "La repubblica delle
Banane". Più il Foglio.
Nemmeno l'"Unità"?
Tantomeno l'Unità. Tutti hanno parlato del casino di Satiricon
ma che cosa ci fosse scritto nel mio libro non lo sapeva nessuno.
E hanno fatto di tutto per evitare che lo si sapesse. C'è gente
che l'ha letto e si è sorpresa che non fosse un invettiva contro
Berlusconi, bensì una raccolta di documenti.
Il tuo secondo libro dimostra che la corruzione non ha colore.
Quando la gente legge il mio secondo libro dice: ma allora
lei non è comunista, allora non è vero che hanno processato
solo quelli di destra.
Tu dici anche un'altra cosa. Si viene assolti per moltissimi
motivi. Leggete le sentenze.
Andreotti è un caso di scuola. Uno che viene massacrato dai
giudici che lo hanno assolto. Quindi dai giudici che lui ha
ritenuto buoni e corretti. Che però hanno scritto nella sentenza
che lui frequentava i delinquenti, che andava a trovare Sindona
latitante, che hai mentito 32 volte agli inquirenti. Che possa
andare in giro con la faccia dell'innocente uno di cui nelle
sentenze si scrivono cose del genere è veramente impressionante.
Tutte le corruzioni hanno lo stesso valore?
Rubare per il partito è diverso che rubare per se stessi.
Cioè?
Trovo più grave rubare per il partito. Se uno ruba per se stesso
non altera il mercato politico. Se uno ruba per il partito contribuisce
al fatto che il partito si avvantaggi indebitamente rispetto
agli altri.
La destra che dovrebbe essere legge e ordine come mai ce
l'ha tanto con i giudici?
La destra scopre legge e ordine solo quando si tratta di manganellare
manifestanti pacifici. Per il resto preferisce illegalità e
disordine. Lo diceva Montanelli: la destra non sa fare altro
che cadere nel manganello ogni volta che da élite diventa fenomeno
di massa.
Le persone oneste esistono in politica?
Esistono. Ma non contano assolutamente nulla.
Claudio Sabelli
Fioretti
16-08-2001
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