MarcoTravaglio.it
 Le Interviste
 

   Unipol-Bnl/ Travaglio ad Affari: ecco perché D'Alema non poteva non sapere...

 

 

Marco Travaglio, autore assieme a Peter Gomez del libro Inciucio (Bur, 2005 - 574 pagine, 11,20 euro), parla con Affari a ruota libera e con dovizia di particolari della vicenda Unipol-Bnl. Senza risparmiare critiche alla Quercia e ai suoi vertici.

Che ne pensa delle novità sul caso Unipol-Bnl?
"Noi abbiamo scritto questo libro (Inciucio, ndr) ben prima degli avvisi di garanzia, che per quello che riguarda il nostro piano, quello dei fatti, non hanno cambiato granché. Gli avvisi di garanzia non hanno aggiunto molto, è emerso questo conto in più rispetto quello che si sapeva prima. Denota quanto meno un ennesimo conflitto di interessi. Non mi meraviglio di niente. Quando si scelgono dei compagni di strada come quelli che si era scelto Consorte, si leggono certe intimità anche dichiarate e pure telefoniche con i vari Fiorani, Ricucci, Gnutti, per non parlare di tutti i residuati della vecchia merchant bank dell'operazione Telecom, e si tratta con Letta, Berlusconi, Tremonti eccetera... devo dire che non c'è molto da meravigliarsi".

Aveva ragione chi quest'estate parlava di questione morale?
"Aveva perfettamente ragione chi questa estate chiamava in causa una questione morale, indipendentemente dalla vicenda penale, chi ha detto che la diversità comunista che tanto stava a cuore a Berlinguer è un pallido ricordo, che c'è stata una mutazione genetica. L'assiduità con cui Consorte si consultava o veniva consultato dai vertici Ds in quella fase è abbastanza indicativa e anche le reazioni che da parte del vertice ci sono state. Hanno fatto di tutto per mostrare che è difficile distinguere fra coop, Unipol e partito".

Pensa che questa commistione sia endemica al partito o appartenga in maniera specifica ad alcune correnti e ad alcune personalità?
"Non è affatto endemica. C'è stata una posizione molto variegata, c'è stato chi ha preso posizioni pubbliche molto sbilanciate come D'Alema che sembrava più al corrente della faccenda. O come Fassino che sembrava un po' meno al corrente. O La Torre, che ha detto che era destabilizzante chiedere le dimissioni di Fazio. O Bersani che disse che se Fazio si fosse dimesso avrebbe ceduto alla canea. E' ovvio che Fazio è quello da cui dipende l'ultima parola sull'opa. Quindi qualcuno potrebbe anche pensare che se lo dovevano tenere buono".

Dall'altra parte invece?
"Dall'altro lato ci sono persone come Morando, Bassanini, per non parlare di tutti gli intellettuali di sinistra e gli economisti che sono intervenuti mettendo queste persone sull'avviso. Uno di questi fu Sylos Labini, ad esempio. Però è evidente che il virus degli affari ha pesantemente alterato l'anima dei vertici del partito".

Le cito il titolo de Il Giornale di oggi. D'Alema si sfila sul caso Unipol. "Nulla so"...
"Quest'estate disse che era un'operazione trasparente, che era tutto chiaro e limpido. Se nulla sa, come faceva a dire che era tutto trasparente? Mi sembra un po' strano. Se avesse detto fin dall'inizio nulla so, probabilmente non ci sarebbe stata ragione del contendere. Comodo dire così adesso. Quest'estate dissero che era in corso una campagna maccartista, razzista. Cretini, mascalzoni venivano chiamati quelli che criticavano l'operazione. Io sono molto felice di aver scritto certe cose prima degli avvisi di garanzia. Non è necessario andare a sfrucugliare nell'indagine giudiziaria per dare dei giudizi. Si poteva farlo benissimo prima, c'erano elementi sufficienti per dare valutazioni anche prima. Loro erano tutti sparati per la scalata Unipol. Ora "nulla so" fa ridere".

Di Pietro ha detto ad Affari che i Ds devono separarsi dalle coop. Lusetti che ormai sono già separati da tempo. Chi ha ragione?
"Io sono un giornalista, non un politico. Metto in fila i fatti. Quando nessuno ha trovato per tutta l'estate nulla da ridire sulla compagnia di giro che stava agendo in concerto sulle tre scalate parallele e però intrecciate, quando si dice che "cos'ha che non va Gnutti?".".

Già, che cos' ha che non va Gnutti?
"Gnutti ha una condanna per insider trading, già confermata in appello. E' coimputato di Consorte in un altro processo per insider trading. Erano cose che si sapevano quest'estate".

E Ricucci?
"Ho sentito dire da Fassino e D'Alema che non bisognava trattarlo con la puzza sotto il naso. Se non si ha nemmeno lo spirito critico per giudicare questi compagni di strada e giudicare dove stava portando il sistema cooperativo il signor Consorte, non so quali conclusioni si possono trarre. Ai politici sta trarre le conclusioni. Certo hanno fatto di tutto per dare l'impressione che stesse nascendo un partito-banca-assicurazione. Questo è quello che è uscito questa estate. Poi i marcamenti dell'ultima ora sono un po' maldestri, come del resto la gestione di tutta la vicenda".

Cioè?
"Se uno vuole parlare con un finanziere, lo convoca nella sede del partito e lo fa sapere alla stampa. Non si fanno le cose di sotterfugio dando poi spiegazioni imbarazzate quando si viene scoperti. E' la stessa cosa avvenuta a Milano con la Serravalle. Tutto quello che sta succedendo dal punto di vista politico è la conseguenza di una gestione poco trasparente. Io non sopporto che se qualche giornale o qualche commentatore parla male della vicenda allora è al centro di qualche complotto. O che se il Corriere della Sera critica Unipol ci sono i mandanti della proprietà.".

Sempre D'Alema al Giornale parla di organi di informazione che tutelano gli interessi della proprietà...
"Fa il paio con la dichiarazione di Fassino quando disse che se Mieli vuole fare politica deve candidarsi alle elezioni. Ci mancherebbe altro che un giornale non potesse criticare un partito o una compagnia di assicurazioni. Sono i politici che non devono occuparsi di banche e assicurazioni. I giornali devono svolgere il loro compito di raccontare e criticare. C'è veramente una concezione malata dell'informazione, purtroppo molto berlusconiana. Se si rispondesse sulle questioni di merito poste dagli osservatori esterni, anzichè cercare i loro inesistenti mandanti, avremmo fatto tutti un passo avanti. Ma la vedo dura. Il tanto temuto "berlusconismo senza Berlusconi" è già sotto gli occhi di tutti, mentre c'è ancora Berlusconi".

 

Affari Italiani - quoridiano on line