MarcoTravaglio.it
 Gli Articoli
 

 


Alla Fiera del libro indignazione e risate su riforme istituzionali, invadenza della politica nella televisione, censura e altro ancora
Paolo Rossi e Travaglio show "Salviamo la Costituzione e la tv"
di Dario Oliviero

 


TORINO - Vanno in scena vestendo panni ormai difficili da decifrare. Il pubblico stipato nella Sala gialla, la più capiente tra quelle della Fiera del libro, li applaude, si indigna e pende dalle loro labbra. E fanno ridere. E passi se fa ridere il primo, Paolo Rossi, che di mestiere fa il comico. Ma che faccia ridere tutti anche Marco Travaglio, che fa il giornalista, rende tutto più complicato e, appunto, indecifrabile.

tema dell'incontro è "Salviamo la Costituzione... e la televisione". Salvare la Costituzione dalla riforma federalista e dal suo stravolgimento nella prassi quotidiana, salvare la televisione pubblica dall'ingerenza totale dei partiti per trasformarla, dice Travaglio, "non dico nella Bbc, ma almeno in qualcosa che assomigli a una tv pubblica sul modello francese o spagnolo o tedesco".

Perché? E qui si comincia a ridere. Non si sforzano molto Rossi e Travaglio, si limitano a citare alcuni esempi. Rossi: "L'articolo 70 della Costituzione è composto da sette parole e stabilisce che le Camere hanno la funzione legislativa. Nella nuova bozza, quella elaborata da Calderoli e gli altri saggi nella loro baita in montagna sono cinque pagine e non si capisce niente". E giù a leggere commi, rimandi ed eccezioni.

Ancora Rossi: "La Costituzione dice che l'Italia ripudia la guerra. Dice ripudia, non all'Italia la guerra non sta tanto simpatica. Allora ci si è inventati il concetto di guerra preventiva, cioè io ti faccio la guerra prima che tu, terrorista, mi faccia un attentato. Allora il terrorista potrebbe dire: ah sì? Allora io ti faccio un attentato preventivo prima che tu mi faccia la guerra preventiva e l'attentato che tu pensavi ti avrei fatto dopo te lo faccio prima...". Risate.

Sulla Rai Travaglio si limita a leggere la scaletta del Tg1 delle 20 il giono in cui si aprì l'inchiesta su Antonveneta, Fiorani e i furbetti del quartierino che sarebbe poi sfociata nel terremoto che investì politica, finanza ed economia fino al vertice della Banca d'Italia. Il Tg1 quel giorno non diede la notizia, ricorda il giornalista, "ma in compenso parlò del rischio obesità, della pasta, di un uccello che negli Usa fece un uovo sul cornicione dell'edificio del ministero del Tesoro". Altre risate. E ancora risate al ricordo di certe trasmissioni sul covo di Provenzano e risate che si trasformano in indignazione e applausi quando si parla di inchieste e sentenze che già hanno portato alla luce tutte le complicità politiche del boss e che tutto il resto sono solo chiacchere, "armi di distrazione di massa", le definisce Travaglio.

Poi si parla di censura e soprattutto di comici censurati. Travaglio: "Molti chiedono come faranno adesso i comici senza Berlusconi? Ma perché con Berlusconi chi li ha potuti vedere in Rai?" E Rossi: "Non sarà più come prima, prima avevamo un fuoriclasse al governo che praticamente scriveva lui i testi. A me il numero del capò al Parlamento europeo non sarebbe mai venuto in mente". E aggiunge: "Con il centrosinistra non sarà più lo stesso. La satira deve prendere di mira il potere, ma questi mi sembra che abbiano più bisogno di un attore drammatico...".

 

http://www.repubblica.it (6 maggio 2006)